Fabriano: la storia |
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Età Comunale |
Nel XII-XIII sec. Fabriano diventa libero Comune (come tutti i Comuni
medievali
nasce dall'accordo tra la classe feudale e la borghesia industriale e commerciale) inizia la sua espansione e la conquista dei territori circostanti,tra gli anni 1210-1226 si assoggettano al Comune di Fabriano diversi castelli e ville, quelli di: Chiaromonte, Almatano, San Donato, Cerreto ecc. All'iniziale economia rurale subentra lo sviluppo del commercio e delle attività artigianali (fabbri, cartai, lanari ecc.) che portò dei contrasti d'interesse.Il Comune, formato da un'amministrazione mista,sanò in parte questi contrasti ed estese sempre più la sua sovranità sopra i Castelli rurali,con lunghe lotte e conseguenti saccheggi e devastazioni. I patti stabiliti tra Comune e i vari signorotti del contado,( riportati nelle Carte diplomatiche dello Zonghi) prevedevano:che i castelli feudali sottomettessero se stessi, i propri beni e uomini al Comune, la demolizione delle loro abitazioni situate in luoghi strategici e a non edificarne altre, il pagamento di dazi e collette e la partecipazione alle guerre con il proprio esercito. |
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Il Comune da parte sua si impegnava a difenderli da chiunque osasse
danneggiarli.
Solo nel caso di signorotti molto potenti come i Della Genga,
il Comune riconosce
anche altri diritti sulle popolazioni del contado e la
cessione di parte dei tributi.
Tali accordi vengono in seguito confermati e riconosciuti dall'autorità
imperiale o
pontificia direttamente o tramite i vicari regionali.
Nello stesso periodo il Comune portò avanti un' opera di estensione e di
dominio,
costruendo rocche e fortificazioni nei luoghi più adatti alla
difesa dei confini con gli
altri Comuni.La città ebbe un notevole incremento demografico sia per l'abbandono da
parte dei
castellani, ormai privi di poteri sovrani e dei loro
castelli, sia per l'afflusso di abitanti del contado che, minacciati di saccheggi oppressi dalla fame e dalla povertà,chiedevano aiuto e protezione. A causa dei continui privilegi imperiali, il Comune acquistò poi legalmente diritti sovrani come la libertà di condurre guerre e di firmare trattati di pace, il diritto di avere un parlamento e milizie proprie, di eleggere magistrati e di imporre in proprio il pagamento di collette e dazi.Uscito con notevoli vantaggi da una serie di contrasti con Camerino, Fano e Jesi, il Comune partecipò attivamente durante la prima metà del secolo XIV agli eventi politici medievali. Capitani e soldati fabrianesi combatterono tra le milizie ghibelline e fu proprio allora che cominciarono ad acquistare fama e potere i Chiavelli, capi di parte ghibellina.' Dopo lunghi contrasti, nella seconda metà del secolo XIV, grazie anche alle sue forti milizie, la famiglia Chiavelli riuscì a stabilire su Fabriano la sua signoria, che fu riconosciuta legalmente da. Urbano VI nel 1378. Per un periodo di circa sessant' anni, i Chiavelli governarono la città in maniera dispotica, ma assicurarono altresì la pace interna, favorirono lo sviluppo delle industrie e dei commerci tanto che ci fu un sensibile aumento della popolazione cittadina e una grande prosperità economica. Nel maggio del 1435 furono uccisi da una congiura tutti i maschi della famiglia Chiavélli. La ribellione, sorta soprattutto nella classe borghese, che era l'espressione più diretta della libertà comunale, ebbe cause varie e complesse, che sarebbe fuor di luogo voler analizzare in questa sede. Il periodo di anarchia e di passaggio dalla signoria chiavellesca a una magistratura regolare non fu privo di difficoltà, perché le parentele e le aderenze degli uccisi causarono complicazioni diplomatiche e ripercussioni politiche. Il governo rivoluzionario non seppe mostrarsi all'altezza della difficile situazione politica e ben presto si sottomise, anche se malvolentieri, al dominio di Francesco Sforza, gonfaloniere di Santa Chiara e vicario generale della Marca per il pontefice Eugenio IV. Il dominio dello Sforza sulla città durò dal 1435 al 1444 e fu economicamente rovinoso e politicamente oppressivo, tanto che, approfittando della ribellione delle milizie condotte da Pietro Brunoro, Fabriano si sottrasse alla soggezione e si sottomise alla Chiesa, respingendo in seguito nuovi tentativi dello Sforza di rientrare in possesso del suo dominio. La libera sottomissione alla Chiesa fu fatta con la speranza di conservare meglio l'autonomia comunale e non essere ceduti ad altri governi o esposti a ulteriori rappresaglie. Ma le lotte che si erano accese tra i due partiti, Ecclesiastici e Chiavelleschi, dopo l'eccidio della famiglia continuarono a essere causa di rivolte popolari, saccheggi è rovine. La peste del 1447 e il disagio economico resero ancor più difficile la situazione e ci furono contrasti in materia politica ed economica con il governo di Roma fino ai primi decenni del secolo XVI. Nel 1517 la città subì anche un rovinoso saccheggio da parte di truppe spagnole e napoletane che erano state assoldate e non pagate dal pontefice Leone X. Le discordie civili mai sopite e un'ennesima ribellione guidata da Battista Zobicco causarono rappresaglie da parte del potere centrale, per sottrarsi alle quali Fabriano acclamò nel 1520 come suo governatore il cardinale Giulio de' Medici, che non venne mai nella città, ma la governò per mezzo di suoi commissari e, divenuto papa nel 1523, la assoggettò al governatore della Marca. Nel 1536 fu conquistato dai Fabrianesi il Castello Della Genga, che aveva tentato di sottrarsi alla giurisdizione del Comune. Nel 1589 si giunse finalmente alla pace tra Ecclesiastici e Chiavelleschi e questo può essere considerato uno degli ultimi momenti vitali della politica cittadina. Nel 1610 infatti il Comune perdette totalmente la propria autonomia, conservando l'antico ordinamento con funzioni soltanto amministrative. La carestia del 1591 e la terribile pestilenza che le tenne dietro furono i momenti più difficili di questo lungo periodo di decadenza, che durò per tutti i secoli XVII e XVIII. Gli episodi salienti della storia fabrianese dal secolo XIII al XVII furono dunque la costituzione e l'affermazione del libero Comune, la signoria chiavellesca, il dominio dello Sforza e la sottomissione alla Chiesa, dapprima con il mantenimento dell'autonomia comunale, poi con la totale perdita di essa. È in questo quadro politico che si vennero enucleando e stabilendo i rapporti fra la città e il suo contado. |
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